Andrea Castelfranato ha salutato l’alba dalla Terrazza Leuciana in compagnia di un centinaio di mattinieri spettatori

La rassegna dei quattro concerti “Terrazza Leuciana-Tramonti al Belvedere“, ideata dalla Genovese Management, si chiude con un indimenticabile performance del chitarrista lancianese Andrea Castelfranato, il quale ha accompagnato il sorgere del sole con le sua chitarra, compagna di tanti viaggi musicali attraverso il mondo.

Virtuoso originale, creativo e tecnicamente entusiasmante, con il suo strumento dialoga da ben quarant’anni e di esso ne utilizza non solo le corde, ma anche il legno: infatti la tavola armonica è spesso protagonista di ritmi trascinanti e poliedrici sotto le sue sottili dita esperte.

Andrea Castelfranato nasce chitarrista classico, diplomato con il massimo dei voti a Teramo ed in chitarra acustica fingerstyle presso l’Accademia Lizard di Fiesole, unendo l’agilità alla incisività, sia melodica che ritmica, nonché una forte componente percussiva che rende le esibizioni uno spettacolo anche visivo molto interessante.

Compositore e concertista, sceglie lo scenario della Terrazza del Belvedere di San Leucio per esibirsi con le sue chitarre, una classica e l’altra acustica, che egli stesso alterna prediligendone gli stili adatti a ciascuna di esse.

Un omaggio a Fausto Mesolella

Con un omaggio al maestro Fausto Mesolella si apre il concerto, mentre il sole fa capolino, per proseguire con “Suite all’alba”, con commistioni di vari autori (tra cui Sting) ed un’originale chiusura con l’inizio di “Per Elisa” di Beethoven, per proseguire con “Guarda che mare” con un’incursione rapida della “Carmen” di Bizet.

Andrea Castelfranato ha eseguito anche “Appassionata”, un brano in cui sono presenti tempi dispari, come nella musica dei Balcani, ha realizzato abilmente passaggi ritmici e percussivi ricordando il “cascion”, utilizzato nella musica andalusa ed ha spiegato quale sia la principale caratteristica della chitarra acustica: mentre nella classica le corde sono di nylon, nell’altra sono di acciaio e con accordatura cosiddetta “aperta”, cioè con corde di metallo non accordate e vi si può usare il plettro.

Prima del concerto, un caro amico di Fausto Mesolella ha regalato al chitarrista abruzzese un plettro a cui tanto teneva il noto chitarrista casertano scomparso.

Non poteva mancare un omaggio a Pino Daniele e Masssimo Troisi, “Quando”, ai Beatles, per proseguire con “Remember you”, “Sweet little town” ed un grazioso brano dolce e riflessivo, “Kitos” (grazie in finlandese).

La notevole abilità tecnica ed espressiva dell’artista è esplosa nei brani sudamericani, con scorrimento veloce delle mani e delle dita sul manico dello strumento, quasi a volersi rincorrere, velocemente ed in modo incalzante, facendo vibrare sia le corde che la tavola armonica, creando sonorità profonde, calde ed efficaci a favore di un ascolto davvero attento e partecipe: una meraviglia acustica e visiva!

Il numeroso pubblico presente, nonostante l’ora, custodirà senz’altro nella mente e nel cuore un bellissimo ricordo di un’esperienza multisensoriale e di grande professionalità, legata ad un’artista che, come da lui stesso, dichiarato, torna sempre molto volentieri nella nostra città.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: